Emiliana Losma libera ricercatrice in Storia delle Donne. Dopo la laurea specialistica in Scienza delle Comunicazioni ha lavorato per dieci anni presso l’Archivio delle Donne in Piemonte e il Centro Studi e Documentazione del Pensiero Femminile di Torino realizzando diverse ricerche sulla storia delle donne. Dal 2010 al 2015 è stata componente della Commissione Pari Opportunità della Regione Piemonte. Si dedica a ricerche sulla storia del cinema muto italiano in prospettiva di genere partecipando al progetto internazionale Women and the Silent Screen. Dal 2016 crea il Calendario Ginergico (ginergia = energia femminile) dedicato ad artiste, scienziate e sportive da cui sono nati recentemente i Semi di Genealogia Femminile. Collabora con diverse realtà e associazioni femminili/femministe creando progetti di Storia delle Donne. L’abbiamo conosciuta anni fa, attraverso una conoscenza comune. Stavamo costruendo la campagna #celhofatta con lo scopo di dare valore alle piccole e grandi conquiste al femminile. Una nostra collaboratrice ci ha fatto il suo nome. Emiliana era da poco tempo a Treviso, originaria di Bergamo. Quando l’abbiamo contattata per capire se ci poteva essere uno spazio di progettazione comune abbiamo incontrato una grande disponibilità ed entusiasmo.

Così, dopo aver realizzato tre video su altrettante storie di donne le occasioni di collaborazione si sono negli anni intrecciate e moltiplicate: presentazione di libri e un paio di cicli di conferenze.

Ciao Emiliana, perché serve una “storica delle donne”?

Ci sono vari motivi per i quali ritengo che oggi sia ancora importante lavorare come storica delle donne. Innanzitutto perché la presenza delle donne nella Storia risulta ancora oggi occultata nei manuali generalisti e nelle enciclopedie dedicate ai vari campi del sapere, confinata in quelli che si definiscono studi di genere e percepiti come una nicchia, una minoranza, quando le donne sono la metà dell’umanità (se non di più). Questa mancanza di conoscenza ha delle conseguenze sulle donne di oggi, sulle bambine che non ricevono durante il percorso scolastico nozioni sulle restrizioni e sulle azioni che le loro antenate hanno subito e agito, e sulle adulte la cui azione in campo pubblico è letta attraverso stereotipi e retaggi culturali del passato. Riempire il nostro immaginario e la nostra memoria con nomi non serve solo a conoscere qualcosa in più, ma serve soprattutto a nominare le radici dell’inferiorizzazione femminile, a cambiare i paradigmi su cui è costruito il nostro contratto sociale e offrire molteplici modelli di ispirazione per noi donne.

Pensi che oggi la donna sia ancora in posizione di subordine rispetto all’uomo?

Se guardiamo ai grandi numeri purtroppo sì. Nell’imponente studio L’Atlante delle donne Joni Seager dal 1986 indaga le condizioni di vita femminili a livello mondiale. Attraverso molteplici mappe scopriamo i livelli di lavoro, salute, educazione, ricchezza, diritti, sessualità, diseguaglianze, femminismo… Da questa rimappatura femminista del mondo emerge la vera condizione delle donne, i progressi fatti nel tempo, le lacune da colmare, le leggi discriminative, le politiche da attuare per una società basata sulle pari opportunità e non sulle discriminazioni. Trovo che la mappatura sia un modo immediato, concreto e potente di visualizzare e comprendere i dati. Sapendo che milioni di donne in tutto il mondo vivono ancora oggi come schiave, che i diritti acquisiti dalle donne nel corso del tempo sono troppo facilmente messi in discussione e che le differenze tra donne viaggiano attraverso l’etnia, la classe sociale, l’età, l’orientamento sessuale, la spiritualità, il luogo dove viviamo, … alla domanda posso solo rispondere dicendo che troppe donne vivono ancora in posizione di subordine rispetto agli uomini sia nel privato che nella società.

Certo a livello globale ci sono stati dei miglioramenti e in qualche caso troviamo donne in posizioni apicali (in politica e nelle istituzioni, nel mondo del lavoro) ma questo non risolve i problemi di milioni e milioni di donne che ogni giorno rischiano letteralmente la vita per la loro autodeterminazione. Quello che vorrei chiedere a queste donne in posizioni apicali è di non replicare modelli patriarcali di oppressione e gestione del potere, ma di elaborare nuovi modelli più equi e dove la differenza di genere sia un valore da agire per migliorare la condizione delle altre donne.

Cos’è oggi il femminismo?

Più che di femminismo bisognerebbe parlare di femminismi tante e tali sono le correnti – alcune anche in profondo disaccordo tra loro su determinati temi – di chi si occupa di condizione femminile nel più generale movimento delle donne. Comunque aldilà delle differenze a me piace pensare al femminismo come a quel movimento non violento che lotta contro le discriminazioni, ragiona sulla loro radice e ha come obiettivo l’autodeterminazione di ogni persona, e che preferisce valorizzare le differenze invece che costruire delle gerarchie. Mi rendo conto però che questo tipo di visione non è così diffuso, mentre è più facile sentire anche molte donne che storcono il naso davanti a questo termine o a gruppi femministi. Se queste donne conoscessero la storia delle loro Antenate sono certa che sarebbe per loro più semplice definirsi felicemente femministe e aderire alla lotta contro il patriarcato. Il patriarcato non opprime direttamente tutte le donne, alcune le vediamo anche in posizioni apicali o di prestigio, ma non possono uscire dai ruoli che il patriarcato ha progettato per loro. Ecco dove la Storia delle Donne può venire in aiuto dei movimenti odierni, riempiendo di contenuto ciò che spesso è percepita come ideologia.